La casa editrice Humanitas
La casa editrice Humanitas – fondata
da Piero Delfino Pesce a Bari nel 1911 – affiancò il settimanale,
pubblicando, dal 1911 al 1924, più di settanta* volumi. La sede era ubicata in
via Beatilllo-angolo corso Cavour ed era coestensiva alla tipografia,
in cui veniva stampato il settimanale, e alla carto-libreria. Più dei
due terzi dei volumi fu pubblicata nei primi quattro anni; in seguito
per motivi finanziari – come si evince dalle due lettere del
novembre 1915, che qui riportiamo nella sezione successiva! – le
pubblicazioni diminuirono in modo sensibile, fino alla chiusura dell’editrice
nel 1924, determinata dalla distruzione della tipografia per mano dei
fascisti.
Il piano editoriale di Humanitas si dispiegò attraverso una
collana di romanzi e novelle (Artuffo, Corradi, Carelli, Nosari, Tartufari,
Persichetti e Varcasia); una collana di testi di filosofia (Agabiti, Pesce,
Orano, Cervesato e Allevi); una collana di drammi e commedie (Antona Traversi, Muratori,
Maeterlinck e Ibsen); una collana di testi di carattere religioso (Centonze,
Manes, Butti, Brandi Scognamiglio e De Renesse); una collana di testi
di interesse scientifico (Colamonico e Cremonese); una collana di testi
di carattere storico (Colella, Carlino Viterbo, Rocchegiani); una collana
di libri di carattere politico, economico e sociale (Venisti, Fanciosa,
Bragaglia, Pesce, Viterbo, Savarese).
In particolare Humanitas sostenne
la causa degli Armeni con un’intensa attività editoriale.
Affidò, infatti, a Hrand Nazariantz – un esule armeno
trapiantato a Bari a partire dal 1913 – la direzione della collana «Conoscenza
ideale dell’Armenia» con l’intento di illustrare
la storia, l’arte, la vita del popolo armeno e di far conoscere
la questione armena.
L’attenzione nei confronti delle letterature
straniere si concretò nella traduzione e pubblicazione di alcuni romanzi di carattere esoterico (Ribaux, Thackeray e Wylm), di tre
drammi di Maurice Maeterlinck (L’intrusa, I cechi,
e La principessa Malaine); e due drammi di Henrik Ibsen (La
donna del mare, e Solness il costruttore). Furono pubblicati
traduzioni di antologie di poesie di autori belgi e armeni (Meriano
e Nazariantz) e frutto di una traduzione fu inoltre il più grande
successo editoriale di Humanitas: il libro di Norman Angell, La
grande illusione, in cui si dimostra che la guerra
non porta vantaggio a nessuno. Altri successi editoriali furono le
commedie di Muratori e i saggi di Cervesato e Oriano. Va infine segnalato
che dopo la distruzione tipografia, diversi libri di autori già pubblicati
dalla casa editrice barese verranno rieditati da altre case editrici
(Agabiti, Corradi, Nosari, Orano, Nazariant, Angell, Maeterlinck, Ibsen, Ribaux, Thackeray, Wylm, ecc.).
* Nell’elenco che qui pubblichiamo, i libri sono 75 (settantacinque) più due opuscoli. Si tratta di un calcolo comunque approssimativo. Di fatto, nei tre inventarii, purtroppo, «incompleti» dei libri dell'editrice Humanitas - conservati nel Fondo Piero Delfino Pesce (Vedi Fondo PDP, b. 49, fasc. 1, 2, 3) -, non vengono riportati tutti i titoli dei volumi. I sommari, infatti, riportano i ilbri pubblicati fino al 1919; manacano, inoltre, le indicazioni bibliografiche relative a tre volumi di cui non conosciamo nè i titoli nè gli autori. Alcuni testi, al momento, sono introvabili: Mistero tomba,- e un altro volume di cui non viene riportato il titolo - del grande erudito Augusto Agabiti; Lettere, e Teatro, di Camillo Antona Traversi; La storia di Enrico Esmond di William Thackeray; Il Rosario di corallo di Antoine Wylm. Risultano, comunque, non vere sia la cifra 59 (cinquantanove), riportata dal figlio maggiore di Piero Delfino Pesce (Vedi Raffaele Delfino Pesce, Un ricordo di Piero Delfino Pesce, 1989) sia la cifra 55 (cinquantacinque), indicata da Bruno Ricci (Vedi Bruno Ricci, La Gazzetta Humanitas di P. D. Pesce, in «Il Pensiero Mazziniano», a. 5, maggio 1957)