Il teatro di Piero Delfino Pesce
Nell’ultimo periodo della sua vita Piero Delfino Pesce si dedica al teatro non più come critico1 ma come autore di commedie teatrali e realizza con un gruppo di attori la «Compagnia Filodrammatica Dopolavoro Molese».
Questa passione per il teatro risale al periodo della giovinezza, al periodo in cui probabilmente è ancora studente universitario; pare, infatti, che Piero Delfino Pesce abbia condiviso questo interesse teatrale col fratello minore Vittorio. Entrambi, nella bella villa che avevano a San Materno, dove con tutta la famiglia si recavano per le vacanze estive, avevano organizzato e attrezzato una specie di teatrino dove provavano delle messinscene teatrali e quando gli spettacoli erano preparati per bene, invitavano anche degli spettatori.
L’impegno per il teatro, al pari delle sue attività svolte, non è a livello dilettantistico: partecipa con successo ad un concorso indetto dalla «Società degli Autori-Direzione Generale del teatro», nel 1936, riuscendo vincitore con la commedia Partita a scopa; la stessa che in seguito Anton Giulio Bragaglia mette in scena al Teatro delle Arti in Roma il 15 gennaio 1938, riscuotendo, come si può leggere sui quotidiani dell’epoca, «cordiale successo di pubblico»3.
Le tredici commedie** scritte da Piero Delfino Pesce sono tutti lavori inediti4, pur avendo qualcuna ottenuto il consenso delle platee oltre Oceano. Infatti la commedia dal titolo La novella del Natale è stata rappresentata per la prima volta, con grande successo, a Chicago nel 1939, portata in tournèe dalla compagnia teatrale di Loris Gizzi5. La commedia intitolata La moglie (di cui non possediamo il testo) probabilmente è l’unica ad essere pubblicata, nel 1912, dalla Casa Editrice Humanitas6.
Le commedie di Piero Delfino Pesce testimoniano la funzione che il teatro svolge in un piccolo centro di provincia, come luogo non solo d’incontro, di divertimento, ma anche come rappresentazione dei problemi familiari, dei drammi, delle ipocrisie, dei tradimenti vigenti all’epoca, e nel privato e nel pubblico.
Per trama e per personaggi, le opere risultano molto semplici; tuttavia esse ci permettono di sottolineare il passaggio dal teatro romantico a quello verista, con qualche riflesso anche del teatro psicologico, che tuttavia non influenza molto l’autore.
Non dimentichiamo che il teatro italiano del secondo Ottocento cerca di superare le formule oramai stantie di un Romanticismo languido e stanco e si sforza di attingere alla sorgente del vero e del reale; Giuseppe Giacosa, esponente significativo di questo periodo è l’esempio di tale momento di transizione7.
Il teatro di Piero Delfino Pesce è un teatro borghese, in lui prevale il gusto per il reale, attraverso il quale riproduce uno spaccato della vita del suo tempo e dei luoghi che fecero parte di quell’atmosfera.
L’elenco completo delle tredici commedie è il seguente: La fidanzata; La moglie; I figli; Le due rose; La piccola vita; La novella del Natale; Un episodio; Ricordo di Napoli; Partita a carte; Non è pregiudizio; Trittico; Le diverse strade; La locanda
dei quattro venti. I luoghi in cui sono ambientate le tredici commedie sono Mola (Le due rose), Napoli (La fidanzata, Ricordo di Napoli), la Francia (Trittico, La locanda dei quattro venti, Un episodio). I primi due sono sicuramente i luoghi che il nostro Autore non solo conosce bene ma nei quali ha trascorso gran parte della sua vita, mentre la Francia, per la quale non abbiamo notizie di soggiorno, certamente egli la conosce attraverso le letture degli autori del Realismo francese, di cui abbiamo testimonianza in Riflessi. Del resto le principali opere francesi apparvero tradotte in «Humanitas», come quelle di Mallarmè, Valery, Gide e Proust8. Più reali e popolari risultano certamente la maggior parte delle commedie ambientate in luoghi conosciuti, mentre di sapore più passionale e romantico sono quelle ambientate o in Guascogna come La locanda dei quattro venti, o tra i monti francesi come il Trittico.* Teresa Lopez, Critica e scrittura teatrale nell'opera di Piero Delfino Pesce, (Tesi di laurea guidata dalla prof. ssa Grazia di Staso – Università di Bari 1997).
Note
- Cfr. Piero Delfino Pesce, Riflessi, Editore Laterza e figli, Bari 1904.
- Vice, La morte di Piero Delfino Pesce, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», 12 dicembre 1939.
- Vice, Al «Teatro delle Arti» Partita a carte, tre atti di Piero Delfino Pesce, in «La Tribuna», 16 gennaio 1938.
- I testi sono stati ripresi da manoscritti, poi diventati dattiloscritti per opera del figlio Lucio Delfino Pesce, che dopo la morte del padre dirige personalmente la filodrammatica molese e si serve delle commedie paterne per mettere in scena gli spettacoli.
- C.R.S.E.C., Omaggio a Piero Delfino Pesce, Edizioni dal Sud, Bari 1989, p. 32.
- P. Sorrenti, Repertorio teatrale Pugliese dal 1500 ad oggi, in «Rassegna Pugliese» aprile 1971, p. 186.
- G. Giacosa, Teatro, a cura di Giorgio De Rienzo, Mursia Ed., Milano 1987.
- D. Cofano, Per una storia delle riviste: «Humanitas» di Piero Delfino Pesce, in L’età giolittiana nel Mezzogiorno e in Puglia, estratto dagli Atti del 7° Convegno di Studi sul Risorgimento in Puglia, Levante Editori, Bari 1991, p. 84.
Le Commedie
il 1º gennaio del 1939, Piero Delfino Pesce invia una lettera ad Arnaldo Cervesato. Qui parla di ciò che gli accade a livello esistenziale: «la mia miseria economica è compensata assai largamente da una fresca fioritura spirituale che mi riporta ai miei migliori anni. Penso lo stesso sia per te. Ho finito giorni sono la mia XIIIª opera teatrale; in questo mese, se non turberanno incidenti imprevedibili, ne condurrò a punto altre tre: tutta roba che ti piacerebbe». Le sue commedie non sono tredici - come fin ad ora si era ritenuto -, ma bensì sedici. Questo lo si evince anche dal materiale cartaceo* depositato presso il Fondo PDP. Pesce in gioventù aveva scritto, fra il 1896 e il 1898, cinque commedie: La fidanzata, (1896); I Figli (1896); La Moglie, (1986); Gilda, (1987); L’Ideale (1988). La rappresentazione della commedia La Moglie - il 7 gennaio 1897 a Napoli, presso il Teatro Nuovo - fu accolta da recensioni oltremodo critiche. Nondimeno Pesce non si arrese tanto e vero che scrisse, subito dopo, altre due commedie. Tuttavia, a partire dal 1899, si impegnò nell’avventura editoriale di «Aspasia». Da qui la decisione di mettere in soffitta i manoscritti delle sue commedie, affidandole alla critica roditrice dei topi. Negli anni Trenta, Pesce riprende a scrivere commedie e in questo senso 1936 recupera i manoscritti risalenti alla sua gioventù: La fidanzata; I Figli. Le «altre tre» commedie di cui Pesce parla nella lettera a Cevesato sono, probabilmente, quelle manoscritte: due commedie risalenti alla sua gioventù - Gilda, (1897) e L’Ideale, (1898) - e una nuova Il bandito, priva di data.
La rappresentazione della commedia di Piero Delfino Pesce - La Moglie – il 7 gennaio 1897 a Napoli, presso il Teatro Nuovo – fu accolta dagli applausi del pubblico molese, dai fischi del pubblico napoletano e da recensioni oltremodo critiche. Da qui la decisione di mettere in soffitta i manoscritti delle sue sei commedie, affidandole alla critica roditrice dei topi. La scelta di riprendere a scrivere commedie avviene agli inizi degli anni Trenta. E‘ lo stesso Pesce a parlarne nella lettera inviata al suo amico Terenzio Grandi, in data 19 ottobre 1933. Qui dice che «muto da moltissimo tempo, se mi accorgo ora di una certa ripresa di attività produttiva, me ne preoccupo come tardo bagliore di ineluttabile senilità». Tuttavia tale scelta fu anche determinata dalla sua impossibilità, a partire dal 1925, di fare il giornalista. La casa editrice fu incendiata dai fascisti e la gazzetta settimanale «Humanitas» fu costretta alla chiusura. Subì perquisizioni e intimidazioni, fu più volte arrestato per aver manifestato in difesa delle libertà democratiche e fu, inoltre, privato del posto di lavoro nella scuola. Da qui i suoi problemi economici e l’ingenua speranza di risolverli con la penna.
Pesce spera che le sue commedie vengano rappresentate nei grandi teatri di Roma e Milano e sente la scrittura come un obbligo nei confronti della famiglia: «Il mio dovere è scrivere; e al resto provveda Iddio».
- Gilda, (1897)
- L’Ideale, (1898)
- Il bandito, (sena data)
- La fidanzata, (1896)
- La Moglie, (1896)
- I Figli, (1897)
- Le due Rose, (1933)
- La Piccola Vita (1933/34)
- La novella di Natale, (1934)
- Un Episodio, (1934)
- Ricordo di Napoli, (1934)
- Una partita a scopa, (1935/37)
- Non è un pregiudizio, (1936)
- Trittico, (1937)
- Le Diverse Strade, (1938)
- La Locanda dei Quattro Venti, (1938)
Soggetti dattiloscritti per il Cinema
1. La commediante, (1938)
2. Un deputato di fine secolo, (1938)
* Vedi Fondo PDP, b. 82, fasc. 3, 4, 5, 6, 7, 8; b. 83, fasc. 2; b. 86, fasc. 6, 7, 8, 9, 10.