Elezioni del 1924 a Mola
Il 1924 è l’anno di fuoco di «Humanitas».
In vista delle elezioni politiche, Piero Delfino Pesce sostiene l’astensione
del PRI, ma, quando nella direzione del partito prevale la tesi della
partecipazione, si lascia mettere in lista insieme ad un gruppo di
intellettuali borghesi meridionalisti di grande prestigio. Sappiamo
da una lettera di Grandi a Ghisleri – in cui commenta la posizione
astensionista di quest’ultimo – che anche Grandi condivideva
la scelta astensionista «Certo che l’astensione di tutti
i partiti d’opposizione sarebbe stato un atto significatissimo.
Leggerne le ragioni nel primo degli articoli di Pesce su Le elezioni
di Predappio in “Humanitas”. Pesce è uno dei
pochissimi, oso dire il solo repubblicano della mia generazione, che
abbia una forza di pensiero propria, nobile e originale. Ciò è onorevole
per lui, lacrimevole per il nostro partito».
In assenza di uno schieramento democratico di un qualche spessore e
in presenza delle difficoltà organizzative dei partiti di sinistra,
il PRI scende in campo in Puglia nella competizione elettorale del
1924 con l’obiettivo – dice Simona Colarizi – «di
costituirsi quale centro unificatore di tutte le forze democratiche
antifasciste, e in primo luogo quelle combattentistiche, aprendo la
sua lista alle candidature di Michele Lanzetta e Antonio Lauricella,
entrambi mutilati di guerra, Egidio Reale, ex combattente di Lecce,
Pasquale Carlo, decorato di guerra». Da qui la violenza fascista
contro i repubblicani: i candidati nelle liste del PRI non possono
tenere comizi; la distribuzione e la vendita dei giornali repubblicani
viene impedita; le sezioni del PRI vengono assalite e devastate; il
25 marzo vengono arrestati, sulla base di una «semplice misura
preventiva di polizia, presa per assicurare il regolare svolgimento
delle operazioni elettorali», sette delegati del PRI; fino ad
arrivare, il 16 aprile, giorno delle elezioni, ad arrestare a Mola
5 rappresentanti di lista del PRI.
Sempre a Mola i mazzieri fascisti presidiano i seggi elettorali e votano
al posto degli elettori: quando il padre di chi scrive si recò al
seggio per votare, un fascista infilò, in sua vece, la scheda
nell’urna affermando: Fanizza ha votato!
In riferimento a quel periodo, Raffaele Delfino Pesce, figlio del Nostro,
dice che Pesce e sua «moglie per alcune notti dovettero essere
ospitati dall’ospedale di Mola ed i figli ospitati da parenti,
perché si era saputo che i fascisti di Bari avrebbero fatta
un’incursione per incendiare la casa. E difatti una mattina i
carabinieri, messi in allarme, intercettarono alle porte di Mola un
autocarro di squadristi fascisti, che furono invitati e costretti ad
invertire la marcia. Per molto tempo la sua casa fu sorvegliata giorno
e notte dai carabinieri, perché si temeva una incursione dei
fascisti baresi».
Il manifesto che qui di seguito pubblichiamo appartiene alla collezione
privata del cultore di storia molese Pietro Ciaccia, che ci ha concesso
gentilmente la possibilità di pubblicarlo. E noi di questo la
ringraziamo.
Manifesto a mezzo stampa del 1924