caricatura di Frate Menotti 12/09/1916

 

Presentazione | iniziative | contatti | video

Elezioni del 1924 a Mola

Il 1924 è l’anno di fuoco di «Humanitas». In vista delle elezioni politiche, Piero Delfino Pesce sostiene l’astensione del PRI, ma, quando nella direzione del partito prevale la tesi della partecipazione, si lascia mettere in lista insieme ad un gruppo di intellettuali borghesi meridionalisti di grande prestigio. Sappiamo da una lettera di Grandi a Ghisleri – in cui commenta la posizione astensionista di quest’ultimo – che anche Grandi condivideva la scelta astensionista «Certo che l’astensione di tutti i partiti d’opposizione sarebbe stato un atto significatissimo. Leggerne le ragioni nel primo degli articoli di Pesce su Le elezioni di Predappio in “Humanitas”. Pesce è uno dei pochissimi, oso dire il solo repubblicano della mia generazione, che abbia una forza di pensiero propria, nobile e originale. Ciò è onorevole per lui, lacrimevole per il nostro partito».
In assenza di uno schieramento democratico di un qualche spessore e in presenza delle difficoltà organizzative dei partiti di sinistra, il PRI scende in campo in Puglia nella competizione elettorale del 1924 con l’obiettivo – dice Simona Colarizi – «di costituirsi quale centro unificatore di tutte le forze democratiche antifasciste, e in primo luogo quelle combattentistiche, aprendo la sua lista alle candidature di Michele Lanzetta e Antonio Lauricella, entrambi mutilati di guerra, Egidio Reale, ex combattente di Lecce, Pasquale Carlo, decorato di guerra». Da qui la violenza fascista contro i repubblicani: i candidati nelle liste del PRI non possono tenere comizi; la distribuzione e la vendita dei giornali repubblicani viene impedita; le sezioni del PRI vengono assalite e devastate; il 25 marzo vengono arrestati, sulla base di una «semplice misura preventiva di polizia, presa per assicurare il regolare svolgimento delle operazioni elettorali», sette delegati del PRI; fino ad arrivare, il 16 aprile, giorno delle elezioni, ad arrestare a Mola 5 rappresentanti di lista del PRI.
Sempre a Mola i mazzieri fascisti presidiano i seggi elettorali e votano al posto degli elettori: quando il padre di chi scrive si recò al seggio per votare, un fascista infilò, in sua vece, la scheda nell’urna affermando: Fanizza ha votato!
In riferimento a quel periodo, Raffaele Delfino Pesce, figlio del Nostro, dice che Pesce e sua «moglie per alcune notti dovettero essere ospitati dall’ospedale di Mola ed i figli ospitati da parenti, perché si era saputo che i fascisti di Bari avrebbero fatta un’incursione per incendiare la casa. E difatti una mattina i carabinieri, messi in allarme, intercettarono alle porte di Mola un autocarro di squadristi fascisti, che furono invitati e costretti ad invertire la marcia. Per molto tempo la sua casa fu sorvegliata giorno e notte dai carabinieri, perché si temeva una incursione dei fascisti baresi».
Il manifesto che qui di seguito pubblichiamo appartiene alla collezione privata del cultore di storia molese Pietro Ciaccia, che ci ha concesso gentilmente la possibilità di pubblicarlo. E noi di questo la ringraziamo.

 

Manifesto a mezzo stampa del 1924

 

 

manifesto 1924

 

 

 

 

Il «cdp» è diretto da Nicola Fanizza