Piero Delfino Pesce e la Massoneria
L’Ordine del Giorno presentato da Piero Delfino
Pesce a «Il
Primo Congresso Massonico Meridionale», tenutosi a Bari il 13
giugno del 1904 – documento che appartiene alla collezione privata
di Filippo Affatati e che qui pubblichiamo per sua gentile concessione – conferma
in modo evidente l’adesione del direttore di «Humanitas» alla
Massoneria e la anticipa agli inizi del secolo. Tale adesione viene inoltre confermato dal Certificato di Compagno del 1904, che qui pubblichiamo. Di fatto Domenico
Cofano – lo studioso che più degli altri si è sforzato
di sottrarre le opere di Pesce alla critica roditrice dei topi – aveva
già messo in luce il legame del direttore di «Humanitas» con
la Massoneria. In questo senso aveva individuato un documento del 1923,
in cui si attesta che «si è costituita in questa città,
con sede in via R. da Bari 143, la Loggia Massonica ‘Rossetti’,
dipendente da quella centrale di Genova, alla quale per ora risultano
iscritti – insieme agli altri i fratelli Prof. Pier Delfino Pesce
ed avv. Delfino Pesce Vittorio, e che i membri della loggia spesso
si riuniscono per fare propaganda contro il governo nazionale, e soprattutto
contro i capi baresi del Fascio, che “a loro modo di vedere non
sarebbero onesti né capaci di dirigere, specie il movimento
sindacale». Si tratta - scrive Cofano - di «una riservata,
del 28 dicembre 1923, indirizzata dal Questore Salsano al ministero
dell’Interno e al prefetto di Roma. E’ all’Archivio
di Stato di Bari, dove l’ho ritrovata, senza una precisa e definitiva
collocazione, nell’ambito delle carte del Gabinetto del Prefetto».* Sempre in relazione ai legami fra Pesce e la Massoneria pubblichiamo qui di seguito anche La relazione del Questore al Prefetto di Bari. Vitantonio Barbanente, in «Appendice» al saggio, Piero Delfino Pesce del
1981, ha pubblicato il documento del 4 febbraio 1929, conservato presso
l’Archivio di Stato di Bari. Si tratta della relazione del questore
Alberto Gambella al Prefetto di Bari sull’attività politica
sospetta. Qui, in riferimento alle riunioni segrete di alcune persone «note
per i loro sentimenti non favorevoli al regime», si accostano
i nomi di Pesce, del conte Umberto Zanotti-Bianco e del poeta Hrand
Nazariantz con quelli dello scrittore Tommaso Fiore, dell’archeologo
Quintino Quagliati e del pastore evangelico Pfeschy; si parla, inoltre,
di una riunione «indetta per commemorare solennemente la fondazione
di logge teosofiche». A proposito di tale commemorazione Domenico
Cofano dice acutamente che «non si può intenderne il
senso se non la si raccorda con un anniversario particolare, il 1929,
infatti, nella storia della teosofia può essere riportato esclusivamente
al 1909, l’anno della scissione di Benares, con la conseguente
adesione, da parte di Rudolf Steiner alla Lega Teosofica»*.
La Società Teosofica era stata fondata nel 1875 da Madame Blavatsky,
la quale, in seguito, entrerà in contatto con Rudolf Steiner.
La teosofia della nobildonna russa appariva, in generale, come una
sintesi di occultismo, di Gnosi ebraica (Cabbala), cristiana (alchimia)
e islamica (sufismo), di neoplatonismo e di fermenti ermetici. In particolare,
Madame Blavatsky postulava anche il concetto di evoluzione e sosteneva
la credenza nella reincarnazione.
Non staremo qui a riassumere i legami fra la Massoneria e i Rosacroce – che
vantano un prestigioso albero genealogico che va da Dante ai Fedeli
d’Amore, da Cusano a Leibniz, dagli alchimisti fino a Goethe
e da Byron a Puskin –, né a individuare le differenze
fra la Teosofia e l’Antroposofia di Steiner. Ciò che,
invece, riteniamo opportuno sottolineare, al di là delle differenze, è il
rapporto di filiazione fra le due correnti nonché la loro concordanza
nel sostenere l’esigenza: di individuare, al di là dei
diversi riti, ciò che unisce le diverse religioni; di ricucire
lo strappo fra scienza e religione verificatosi alla fine dell’età rinascimentale;
di collegare il misticismo orientale con la tradizione della cristianità occidentale;
e, infine, di mettere in atto pratiche sociali che consentano di realizzare
il sogno della fraternità universale di tutte le razze e di
tutte le nazioni. Questo documento sta, inoltre, a testimoniare che la
polizia - nonostante la Massoneria, in quanto società segreta, fosse
stata messa fuorilegge a partire dal 1925 - «tollerava» le
riunioni dei massoni. Questi ultimi, che erano comunque oggetto di
attenzione attraverso gli infiltrati, venivano arrestati solo quando
entravano in contatto con i fuorusciti. La competenza, in tal caso,
non era più della polizia ma dell'OVRA.
* D. Cofano, Per una storia delle riviste: «Humanitas» di Piero Delfino Pesce, in «Otto/Novecento», 15, 1, 1991, pp. 43-56.
Primo Congresso Massonico Meridionale
RELAZIONE DEL QUESTORE ALBERTO GAMBELLA
A S. E. IL PREFETTO DI BARI
SULL’ATTIVITA’ SOSPETTA IN LINEA POLITICA
Dal settembre scorso fu notata, in questa città, la presenza
di un forestiero, che fu visto in compagnia di elementi sospetti in
linea politica.
Egli fu identificato per il Conte Zanotti Bianco, membro del Comitato
Esecutivo dell’Associazione Nazionale per gli Interessi nel Mezzogiorno,
sul conto del quale l’On.le Ministro ha riferito che è individuo
scaltro, intelligente, colto: ufficiale durante la guerra, ebbe incarichi
di fiducia dai Governi del tempo; professa principii repubblicani.
Subito dopo la guerra prese parte attiva al movimento rinunciatario
che fu tanto nefasto agli interessi del nostro Paese, mutilando la
Vittoria delle nostre armi nei trattati che ne seguirono.
II Ministero aggiunge che lo Zanotti ha molte e vaste conoscenze, e
deve considerarsi pericoloso a causa dell’abilità con
la quale riesce a mascherare la sua attività politica antinazionale.
II detto individuo venne qui la prima volta il 26 settembre u.s. ed
ebbe subito contatti con l’Avv.to Prof. Pier Delfino Pesce, ex
segretario della Federazione Provinciale Repubblicana, candidato politico
della lista repubblicana nelle elezioni politiche del 1924, irriducibile
antifascista, e col Comm. Quagliati Quintino, ex massone di tendenze
sovversive.
Ai suddetti si unirono poco dopo il poeta armeno Hrand Nazarianz, qui
residente da molti anni, che ha coperto in passato una carica alta
nella Massoneria, noto per le sue tendenze democratiche; il Prof. Tommaso
Fiore, ex socialista unitario, fervente oppositore e che, anche attraverso
la stampa, ha svolto finché ha potuto, propaganda ostile al
Regime, e infine Pfeschy Giulio, pastore evangelico della locale Chiesa
Avventista, anch’egli noto antifascista.
Disposta vigilanza per seguire le mosse di detti individui, si accertò che
essi, la sera del 26 settembre, si portarono in via Crisanzio n. 5
nel domicilio di tale Signora Zaccaria, dove a poco a poco affluirono
numerose persone, per la più parte note per i loro sentimenti
non favorevoli al Regime.
Successivamente sono state tenute altre riunioni, con minor numero
di intervenuti, e particolarmente di quelli che possono considerarsi
i promotori del movimento.
Questo ufficio è riuscito a mettere a contatto con alcuni del
suddetti individui un suo fiduciario, che, quantunque non abbia potuto
ancora rendersi conto preciso della importanza e delle finalità del
movimento, ha fornito però notizie di una certa importanza.
Le riunioni sono simulate sotto forma di ricevimenti privati o di sedute
per esperimenti spiritistici e allo scopo di eliminare qualsiasi sospetto
in caso di visite importune, si tengono pronti bevande e liquori da
servire all’occorrenza.
Esse si terrebbero più volte durante la settimana, indipendentemente
dalle riunioni del comitato segreto, che si tiene continuamente a contatto
con il Conte Zanotti Bianco.
E’ stato riferito che nella prima riunione del 26 settembre dagli
intervenuti si pronunziarono attacchi violenti contro il Regime Fascista,
stigmatizzandone i metodi che avrebbero creato in Italia uno stato
di cose peggiori di quello della Russia dei Soviets, e si insistette
nella necessità di creare movimenti intellettuali in difesa
del diritto e della libertà.
Altra riunione fu tenuta il 24 dicembre, e ad essa presero parte, oltre
le persone innanzi citate, anche altre venute qui per la circostanza,
e per la cui identificazione sono in corso accertamenti.
La riunione era stata indetta per commemorare solennemente la fondazione
delle logge teosofiche.
Il Conte Zanotti avrebbe tenuto il discorso di occasione con carattere
decisamente antifascista e avrebbe, tra l’altro, detto: «Siamo
inesauribili per fede e per fondi; con ciò non si deve trascurare
nulla per armare le coscienze contro il fascismo, e non bisogna perdere
occasione per guadagnare alla nostra causa elementi intellettuali che
possano essere usati con successo nella lotta contro il regime».
Fu inoltre deciso che, quanto prima, sarà inaugurato il nuovo
edificio al villaggio armeno «Nor Arax», con grande solennità e
con l’intervento delle Autorità locali. Dell’organizzazione
della cerimonia fu incaricato il Prof. Nazarianz, perché ritenuto
un simpatizzante del Governo Fascista e perché conta numerosi
aderenze anche tra i Personaggi politici di questa città.
Al movimento segnalato, verrebbe dato, prossimamente, maggiore incremento;
esso avrebbe la sua sede a Bari per tutta la zona dell’Italia
Meridionale.
A tale scopo il Conte Zanotti fisserebbe, tra pochi giorni, il suo
domicilio a Bari presso il villaggio armeno; intanto egli ha, già da
tempo, cominciato a interessarsi, non si sa sotto quale veste, della
gestione di detto villaggio.
Quantunque gli elementi finora raccolti non autorizzano a dare un giudizio
preciso sull’attività innanzi segnalata (che si ha motivo
di ritenere sia di carattere massonico), pure le cautele e la segretezza
di cui essa si circonda, l’aver cercato proseliti fra persone
di dubbia fede politica, i precedenti del suo più autorevole
promotore, confermano i sospetti che si tratti di movimento ostile
al Regime, che si svolge in una zona molto vasta.
E però ho ritenuto opportuno di riferite alla E. V. riservandomi
di comunicare quanto sarà per emergere dalla vigilanza assidua
ed oculata che su di esso viene esercitata.
Bari, 4 febbraio 1929